sabato 15 ottobre 2016

STEP. 4 I colori nel mito

Per comprendere meglio il significato del colore albicocca nel mito, è necessario ampliare il campo al colore arancione da cui questo deriva. 

Il colore arancione deriva da antiche culture, da religioni millenarie e da simbologie remote. Il nome “arancio” o “arancione” ha origine araba, e ricorda il nome dell’oro. 
Nella cultura orientale, al colore arancione sono associate proprietà che favoriscono la concentrazione mentale. Per questa ragione i monaci buddisti indossano un saio di tale colore, che ha lo scopo di facilitare il distacco dalle passioni terrene e carnali. In cinese la parola “arancione” ha lo stesso suono di “pregare per la buona sorte”. In Cina, infatti, il colore arancione viene considerato propiziatore di buona fortuna.
Nella cultura indiana è il colore del II chakra, Swadhisthama, situato nel Tan tien, ovvero il punto del corpo in cui ha sede il Ki, l’energia vitale. Viene convenzionalmente localizzato nella parte inferiore dell’addome ed è legato al mutamento, al piacere, al desiderio, alla procreazione ed alle emozioni. In cromoterapia è utilizzato per curare depressione e malattie psichiche. Viene universalmente ricondotto all’idea del Sole, e quindi, della vita, della procreazione e della felicità
HOLI E LA FESTA DEI COLORI

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Da Nord a Sud dell’India, si riuniscono per celebrare Holi. Questa festa ha una dimensione simbolica, per pochi giorni le barriere sociali cadono, e gli uomini e le donne sono uguali. Il festival dei colori riunisce tutte le caste sociali. Secondo gli indiani, il contatto tra il colore e i pori servirebbe a rafforzare le difese naturali del corpo e ad abbellirla.

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